Umanesimo e Rinascimento - appunti di filosofia

L'Umanesimo

L’età umanistica inizia nel 1400 e finisce nel 1492, quella rinascimentale comincia nel 1493 e finisce nel 1559.

Con l’Umanesimo vi è un cambiamento di mentalità rispetto al Medioevo antecedente al 1400. Questo cambiamento consiste nel vedere l’uomo al centro. È una visione antropocentrica (in greco anthropos significa uomo) e non più teocentrica come nell’età medievale.

Nell’età umanistica si ha una visione ottimistica dell’uomo, visto sicuro, pieno di forze, capace di contrattaccare i colpi della ‘Fortuna’ con la propria energia e la propria intelligenza e di crearsi da solo il proprio destino.

Il fulcro geografico dell'Umanesimo è Firenze, dove sorge inoltre l'Accademia platonica.

Il termine Umanesimo fa riferimento, oltre alla centralità dell'uomo, al nuovo indirizzo di studi, che ora si orienta verso le humanae litterae e non più verso la "scienza divina" (la teologia).

Nell'Umanesimo la filologia, cioè lo studio e la ricostruzione critica dei testi, diventa una scienza vera e propria: si cerca di trovare il testo originale non modificato.

Gli umanisti mirano a ripristinare il testo nella sua forma originale. Proprio in questo periodo si scoprono numerosi casi di falsi, esempio è Lorenzo Valla che dimostra la falsità della Donazione di Costantino, testo fatto nella curia papale col fine di dare un fondamento giuridico al potere temporale della Chiesa.

La diffusione del latino come lingua di comunicazione filosofica e letteraria costituisce un mezzo per la circolazione delle nuove idee tra id otii. Questo fenomeno di apprendimento è reso più facile grazie anche alla stampa a caratteri mobili.

Il Rinascimento

I classici vengono considerati dei modelli. Si riscopre la civiltà antica e si condanna il Medioevo, che viene rivisto come un periodo scuro, di degrado. Da qui deriva proprio l’idea della rinascita (da qui la parola Rinascimento) della civiltà greco-romana.

La cultura classica diventa uno stile di vita.

Nel campo della Chiesa viene mantenuto il libero esame delle Sacre Scritture, come affermava Martin Lutero. Il ruolo della Chiesa viene messo in discussione. Esclusivamente la fede può portare gli uomini alla salvezza.

Riscoperta di Platone e Aristotele

Con l'Umanesimo vi è una riscoperta di Platone, Marsilio Ficino traduce le sue opere intere in latino e questo ne consente la divulgazione. Anche le opere di Aristotele sono rivisitate grazie alle nuove traduzioni. I platonici sono interessati in una rinascita spirituale e religiosa e vedono il platonismo come l'espressione massima della religiosità antica, gli Aristotelici trovano nei testi di Aristotele uno stimolo per l'approfondimento della ricerca razionale e naturalistica.

I centri geografici di queste correnti sono Firenze per Platone e Padova per Aristotele.

Bernardino Telesio

Telesio nasce nel 1509 a Cosenza, lui introduce un nuovo modo di guardare la natura. Scrive La natura secondo i propri principi e afferma che l'uomo non deve imporre schemi a priori alla natura, ma deve scoprire le leggi che la regolano. Queste leggi si identificano con l'azione di due forze contrastanti, il caldo e il freddo, le quali nell'universo si applicano alla materia. La sostanza, essendo formata da forza e materia, ha un carattere dinamico. La natura inoltre non ha un fine.

Magia e natura

Telesio sostiene che anche gli oggetti materiali hanno una forma di sensibilità, seppur inferiore, e quindi possano percepire il loro cambiamento di stato provocato dal contatto con altri corpi. Non c'è quindi differenza tra organico e inorganico perchè tutti gli esseri possono sentire. Questa visione collega Telesio alla magia del Rinascimento, che afferma l'unità natura-uomo.

Il legame scienza-magia è molto stretto: tutte e due comprendono la magia per trasformarla a beneficio dell'uomo.

Quindi, in breve: La natura diventa un qualcosa governato da due leggi (caldo e freddo).

Per studiare la natura sono necessari i sensi, che danno un riscontro effettivo. Tutto recepisce i sensi.

Tutti i campi si uniscono per agevolare la vita dell'uomo.

Tommaso Campanella

Nasce in Calabria nel 1568, muore a Parigi nel 1639.

Campanella rivaluta dal punto di vista culturale e pedagogico la natura.

Campanella reiterpreta Telesio arrivando a sostenere l'universale animazione di tutte le cose del mondo. Anche per lui il fulcro dell'attività conoscitiva è l'esperienza sensibile.

Sostiene che sia necessario avere un esperienza diretta.

Il fondamento ultimo è Dio che governa il mondo attraverso tre principi fondamentali:

- la potenza

- la sapienza

- l'amore

L'opera famosa che scrive Campanella è La città del Sole, di genere utopico. In quest'opera propone un modello ideale di società che ha la speranza di realizzare. Il testo è un dialogo tra un nobile e un navigatore genovese che racconta la storia di una città che ha visitato. In questa città la famiglia è abolita, la proprietà privata e la schiavitù aborrite, il lavoro considerato un grande valore.

Giordano Bruno 

E' il tipico filosofo rinascimentale. Nasce a Nola, in Campania e viaggia, entrando a contatto con tutta la cultura europea.

E' il creatore della nuova concezione dell'infinito. Per lui l'universo è uno spazio infinito, costituito da infiniti mondi. Ha una causa e un principio primo infinito, la mente al di sopra di tutto (mens super omnia), Dio. Dio è anche mens in sita omnibus, cioè la mente insita in tutte le cose, quindi principio razionale immanente nel mondo. Quindi anima del cosmo.

Dio è infinito, trascendente e immanente e si manifesta in natura. Quindi la natura è infinita e la terra non ha un posto privilegiato e di conseguenza neanche l'uomo. Quindi non c'è periferia e non c'è centro. L'uomo non è più privilegiato per la sua posizione ma per le sue qualità, per la sua capacità tecnica, manuale.

Tutto il sapere deve essere pratico. Se dio ci ha creato siamo come lui.

Dio coincide con la natura. mens incit omnibus.

Giordano Bruno viene accusato dalla Chiesa prorio perchè sostiene che l'universo è infinito e quindi eterno

Bruno scrive Degli eroici furori. In questo testo riprende il tema platonico dell'éros, dove immagine che l'uomo, insoddisfatto dell'amore carnale, si innalzi all'amore totale per la natura.

L'uomo definito da Bruno è paragonato da lui al giovane cacciatore del mito classico Attene, che avendo spiato Diana nuda, viene per punizione trasformato in cervo e così da cacciatore diventa preda.

Eroico furore : ci si distacca dai desideri carnali per avere come unico obbiettivo la natura.

L'uomo che si lascia prendere dall'eroico furore, cioè dal desiderio della conoscenza che si dedica alla ricerca del suo ogeto infinito. la natura, alla fie diventa egli stesso oggetto, ossia natura.

Ogni cosa è manifestazione del divino, l'uomo è la sintesi perfetta di dio, Quello che ha creato Dio deve essere come lui. Tutto è centro e periferia allo stesso tempo. Giordano Bruno introduce l'idea dell'infinità dell'universo. Da valore alle capacità tecniche e manuali dell'uomo. Prima l'idea era che per essere intellettuale non dovevi fare lavori manuali. Invece ora si introduce il concetto che serva la sperimentazione, es Galileo Galilei.

Montagne

Montagne chiarisce il proprio modo di essere uomo. Questa analisi si richiede un atteggiamento di umiltà e sincerità: occuparsi di se non significa compiacersi. 

Secondo Montagne un rimedio contro il vizio della presunzione degli intellettuali consiste nel rapportarsi ai secoli passati, in primo luogo a Socrate. Nella sua riflessione Montagne ha dunque continuamente presenti i classici, Socrate, l'epicureismo e lo stoicismo (per la vita visione morale della vita). E' a partire da questi modelli culturali che elabora la sua visione filosofica del mondo e dell'uomo. L'uomo manca di qualcosa e questa è la sua vulnerabilità. La volontà dell'essere umano è così debole che ci porta a ondeggiare continuamente tra opinioni diverse. L'unica costanza dell'uomo è l'incostanza. L'uomo è trasportato, come le cose che galleggiano, ora dolcemente, ora con violenza, secondo che l'acqua sia agitata o no.

Commentando Seneca, Montagne osserva che noi viviamo per caso. La nostra vita non è orientata a un fine determinato. Seneca disse che è molto difficile essere sempre lo stesso uomo. Montagne ritiene che noi uomini siamo fatti di pezzetti tra loro staccati.

L'uomo manca sempre di qualcosa e tende sempre a raggiungerla. I sentimenti lasciano l'uomo verso l'avvenire per tenerlo su ciò che sarà, quando non sarà più.

La creatura più debole e fragile e, al tempo stesso, la più orgogliosa. Montagne dice che non siamo né superiore né inferiore al resto del creato. Montagne ha quindi una posizione relativistica. Osserva che i popoli dell'America non gli sembrano per nulla barbari o selvaggi. Quei popoli sono selvaggi allo stesso modo in cui definiamo selvatici i frutti che la natura ha prodotto spontaneamente, senza l'opera e la cura del contadino. Dovremmo quindi chiamare selvatici i frutti ottenuti con la tecnica artificiale, manipolati e piegati ai nostri gusti. Le popolazioni considerate selvagge sono quelle più genuine e positive. Montagne rovescia termini come civiltà e barbarie. I veri barberi non sono i popoli che hanno leggi e abitudini naturali ma i moderni, che hanno contaminato la natura con la tecnica e l'artificio. Confrontando l'antico modo di fare la guerra con quello più spietato dei moderni, Montagne scrisse che la guerra di questi popoli è assolutamente nobile e generosa.

Il confronto tra le diversità è una medicina per il pensiero.

Montagne ricava una lezione di scetticismo: non c'è alcuna opinione che si possa definire in assoluto superiore a un'altra. Sin da piccoli siamo abituati a condividere certe opinioni e certi valori. La ragione non è in grado di dirci con certezza quale sia la verità, perché non è uno strumento di conoscenza universale e oggettivo. Inoltre Montagne preferisce connotare il proprio scetticismo come "umile". Il piacere va ricercato ma senza eccessi , senza oltrepassare la giusta misura. Montagne ha un atteggiamento di moderazione anche nei confronti dell'attività intellettuale, che non deve richiedere un impegno eccessivo, ma nemmeno troppo scarso. 

Un'applicazione esemplare della sintesi di coraggio ed equilibrio è rappresentata dal tema della morte. Nel primo libro dei Saggi propone una meditazione sulla morte che ricava dal modello storico. La morte è la cosa più naturale che può accadere all'uomo, è inevitabile. Il saggio deve allenarsi a guardare in faccia la morte, considerarla un mezzo per raggiungere la liberazione dai condizionamenti del corpo. La filosofia serve ad educare alla morte, ad apprendere a vivere, poiché la morte fa parte della vita. Poiché l'attività del pensiero si porta a fare l'esperienza dell'anima non bisogna avere paura della morte.

In altre parole: Bisogna indagare la persona col fine di vivere più sereni. Prepara l'uomo all'arrivo della morte.

La filosofia nasce dalla meraviglia di fronte a quello che non si conosce. La prima paura è la morte, poiché non la si conosce e non si ha esperienza personale. La filosofia nasce proprio per sconfiggere la paura.

Il modo giusto di vivere e vivere sapendo che la vita ci sarà tolta.

La rivoluzione scientifica

Tra il Cinquecento e l'inizio del Seicento in Europa avviene un rapido progresso delle scienze che determina l'elaborazione di un nuovo metodo basato sull'osservazione dei fenomeni naturali e sull'applicazione del calcolo matematico. Questo fenomeno è chiamato rivoluzione scientifica, in quanto segnato da una profonda trasformazione nella mentalità e nella visione del mondo. I protagonisti sono principalmente Copernico, Brahe, Keplero, Galilei, Bacone e Cartesio.

Nell'università di Padova insegnano Copernico e Galilei. Il metodo scientifico si basa su due elementi fondamentali: 

- l'osservazione sistematica dei fenomeni naturali;

- l'applicazione del calcolo matematico alla misurazione dei dati osservati. la matematica è il linguaggio della natura.

Proprio grazie al calcolo matematico i fenomeni possono essere esaminati con una particolare precisione. La scienza diventa scienza quantitativa. Un altro aspetto della nuova scienza è la critica al principio di autorità, la natura ora è intesa come il regno dell' ordine causale governato da leggi che l'uomo deve scoprire. 

L'epicentro della rivoluzione scientifica è l'astronomia, che subisce una profonda trasformazione concettuale e metodologica. Copernico, Galilei e Keplero sono i principali protagonisti del passaggio dalla teoria aristotelica a quella copernicana. La teoria geocentrica o tolemaica rimase incontestata fino alla metà del Quattrocento.

Secondo quest'ultima la Terra era al centro dell'universo, questo esaltava la dignità e la perfezione dell'uomo. Col passare del tempo gli astronomi iniziarono ad avere dei dubbi. A partire dal '500 gli scienziati arrivarono alla conclusione che il modello geocentrico era scorretto e che andava pertanto abbandonato. Il primo a fare quest'ipotesi fu Copernico che venne seguito da Galilei che con il telescopio dimostro l'ipotesi copernicana. Keplero perfezionò la teoria che, con molta difficoltà, si affermò nell'età moderna.

La teoria dice che:

- la Terra non è né immobile né al centro dell'universo.

- la distinzione di origine aristotelica tra una fisica celeste, cioè il movimento circolare e perfetto dei corpi, e una fisica terrestre, caratterizzata da movimenti imperfetti, viene rifiutata, poiché priva di valore.

- l'universo viene ad assumere i caratteri dell'infinità, come per Giordano Bruno.

Galileo Galilei

Il metodo utilizzato da Galileo costituisce una novità. Mai prima d’ora uno scienziato aveva effettuato verifiche e misurazioni dei dati. Gli scienziati si limitavano a osservare i fenomeni naturali e formulare ipotesi per spiegarli.

Nel 1592 Galileo è all'Università di Padova, dove insegna geometria e astronomia. Al centro del dibattito astronomico di questi anni c’è la teoria eliocentrica. Nel 1543, il polacco Nicolò Copernico ha avanzato l’ipotesi che la Terra giri intorno al Sole insieme agli altri pianeti, e che non sia perciò al centro dell'universo come sostengono la Chiesa e il sapere tradizionale. Interessato alla questione, nel 1609 Galileo ricorre a uno strumento inventato qualche anno prima in Olanda: il cannocchiale. Aggiunge lenti per aumentarne la potenza e lo punta verso il cielo.



Il cielo che Galileo vede attraverso questo strumento è completamente diverso da come il sapere tradizionale lo concepisce. Scopre che la luna non è perfetta ma ha dei crateri e delle catene montuoso. Vede le macchie solari sul sole. Scopre anche quattro satelliti intorno a Giove e individua le fasi di Venere. Stravolge l'idea di Aristotele che diceva che i pianeti sono perfetti.

E soprattutto, calcolando i movimenti dei pianeti, è in grado di enunciare leggi che confermano la teoria eliocentrica. Le scoperte di Galileo fanno scalpore. Molti non le considerano valide perché ritengono che il cannocchiale alteri la realtà, ma nell'ambiente scientifico c’è grande entusiasmo: per far cessare il dibattito, la Chiesa condanna la teoria eliocentrica come eretica.

Galilei fu quindi costretto ad approfondire analisi della Bibbia per contestare le accuse di eresia. In una lettera a padre Castelli, sostenne che la Bibbia ha uno scopo etico e religioso, non scientifico. Tra religione e scienza non c'è conflitto, perché sono poste su piani differenti. Dio ha parlato agli uomini in due modi diversi: attraverso le Sacre Scritture (verità rivelata) e attraverso l'opera della creazione (verità naturale). Tra scienza e Fede non c'è dunque contraddizione, poiché sono due saperi con funzioni differenti. Una delle opere più famose di Galileo Galilei e il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano. I protagonisti sono tre: l'aristotelico Simplicio, lo scienziato Sangredo nel ruolo dell' imparziale, e il copernicano Salviati, dietro al quale si cela lo stesso Galilei. L'opera è subito censurata e il suo autore invitato a ritrattare. Galileo fu costretto a recitare la seguente formula: "Abiuro, maledico e detesto i suddetti errori ed eresie." Ottiene di poter scontare la pena prima presso il vescovo di Siena e poi nella sua casa di vetri vicino a Firenze. Morì quindi nella sua casa nel 1642.

Sensate esperienze e necessarie dimostrazioni

Galilei parla di sensate esperienze, ossia esperienze compiute mediante i sensi.

Si parte con un approccio ipotetico-deduttivo, cioè il procedimento che consente di inserire determinate conclusioni partendo da un'intuizione di base, quindi di formulare un'ipotesi attraverso delle deduzioni logiche-matematiche, le necessarie dimostrazioni.

L'osservazione è mossa da un interesse teorico. Sulla base di questo procedimento Galileo formulò la legge secondo la quale tutti i corpi cadono con la stessa velocità se in un ambiente senza attrito, e il principio di inerzia, secondo cui un corpo mantiene il suo stato di moto rettilineo uniforme in assenza di attrito. 

Le teorie devono sempre ottenere il cimento, cioè la conferma o verifica sperimentale. Questo è il terzo fondamentale elemento del metodo galileiano. Il cimento è proprio la messa alla prova delle affermazioni scientifiche attraverso procedure sperimentali. Il metodo galileiano implica una concezione matematica dell'universo e della natura. Questa concezione fonda la possibilità della conoscenza umana che rispecchia meravigliosamente la struttura della realtà fisica. Vengono quindi divise qualità oggettive e qualità soggettive, che verranno poi chiamate primarie e secondarie. Quelle oggettive sono riconducibili ai rapporti matematici insiti nella natura stessa e sono misurabili in modo oggettivo. Quelle soggettive dipendono dalla percezione soggettiva dell'uomo, quindi esistono solo in relazione ai nostri sensi.

Francesco Bacone

Bacone dice "sapere è potere". La più grande ambizione che l'uomo possa nutrire è quello di estendere il suo dominio sulla natura. Dominare la natura significa obbedire alle sue leggi, ossia conoscerla e rispettarne l'essenza. In questo periodo nasce una nuova figura di intellettuale: l'esperto di tecnologia, il practicioner - ingegnere militare e civile, il costruttore navale, il perfezionatore di strumenti tecnologici - che ridisegna lo spazio della cultura. All'interno di questa svolta epocale situa la critica di Bacone alla filosofia aristotelica-scolastica.

Bacone osserva che nelle arti meccaniche si registrano continui progressi. Nella filosofia vige il principio di autorità per cui ci si sottomette ciecamente al magistero di una sola persona. Per Bacone i moderni superano gli antichi perché hanno accumulato esperienze. La verità è figlia del tempo. Magia e scienza sono differenti nelle finalità. La magia dissuade l'uomo dal conoscere la verità.

Il metodo di Bacone consiste nell'induzione, che si articola in:

- osservazione dei fenomeni particolari.

- raccolta dei dati nelle tavole.

- prima ipotesi interpretativa (vindemiatio prima).

- prove di verifica ed esperimento cruciale.

La prima mossa da fare è la pars-destruens, cioè cancellare i pregiudizi (gli idoli).

Questi idoli sono descritti nell'opera di Bacone "Novum Organum", nuova logica.

Idolo: pregiudizio: qualcosa che non esiste e che usiamo perchè non riusciamo a cogliere la verità. Quando non sappiamo spiegare una cosa, la magia, l'invenzione trova una spiegazione immediata. Gli idoli sono di quattro tipi.

1) Gli idòla tribus, sono quelli appartenenti alla specie umana. Questi ci portano a considerare le cose in base ai nostri schemi mentali o ai nostri bisogni, ci spingono a oltrepassare arbitrariamente i dati dell'esperienza.

2) Gli idòla specus (della spelonca), ovvero le abitudini. Sono un po' come la caverna di Platone che ti impedisce di venere fuori.

3) Gli idòla fori (i pregiudizi della piazza), a causa dell'incomprensione del linguaggio.

4) Gli idòla theatri, ovvero i pregiudizi che derivano dall'influenza delle diverse dottrine passate delle diverse scuole filosofiche.

Il secondo passo del metodo baconiano consiste nella pars costruens, il metodo induttivo vero e proprio.  Questo metodo  serve per interpretare la natura, per cogliere le vere cause dei fenomeni, cioè le loro forme o strutture nascoste. Per fare questo Bacone utilizza le tavole. (Si prende come esempio il calore).

1) tavola della presenza: tutte le volte che il fenomeno in questione avviene, sole, termosifone.

2) tavola dell'assenza: quando il fenomeno non avviene, es: luna, parete, libro.

3) tavola delle comparazioni (o dei gradi): è riportata l'intensità, quando ho la febbre sale la temperatura.

La funzione delle tavole è quella di predisporre il materiale empirico, organizzandolo e catalogandolo, per poter avanzare alla prima ipotesi, definita prima vendemmia. Questa ipotesi deve essere verificata attraverso una serie di prove e la più importante è l'experimentum crucis o esperimento cruciale, che deve portare il ricercatore nelle condizioni di escludere una delle ultime possibilità lasciate aperte. 

Bacone sottovaluta il lavoro della matematica che è importante ma non è l'unico linguaggio della scienza. Inoltre, Bacone ricerca le cause formali delle cose, cioè la struttura nascosta ovvero ciò che da forma.

La scienza per Bacone è fonte di luce, lucifera, e produttrice di benefici per l'umanità, fructifera. La scienza dei moderni è un sapere teso al fare: un sapere tecnico. Bacone è stato definito il "profeta della tecnica" o "il filosofo dell'età industriale". Bacone scrive la Nuova Atlantide. Questa è la città ideale della scienza e della tecnica. E' un grande laboratorio sperimentale dove tutti si dedicano allo studio e alla contemplazione delle opere del creato, guidati da un gruppo di esperti scienziati che collaborano, secondo una divisione razionale del lavoro. 

Viene descritta una civiltà dove tutti gli uomini sono scienziati e l'obbiettivo è che vengano create cose utili per la società. Essendo guidato dalla scienza. è una città che lavora per migliorare la vita di tutti.