Francesco Borromini

Tags
Francesco Borromini

Francesco Castelli, conosciuto come il Borromini, è un architetto italiano della prima metà del XVII secolo. Insieme a Bernini è il maggior interprete dell’architettura del periodo barocco. Borromini nasce il 27 settembre del 1599 a Bissone, in Svizzera. Intorno al 1608 si trasferisce a Milano dove lavora come scalpellino e intagliatore di marmi.

Nel 1620 si reca a Roma per lavorare al cantiere di San Pietro. Nel 1631 lavora con Bernini nel progetto del baldacchino, suggerendo soluzioni che poi verranno inserite nella realizzazione finale dell’opera. Presto però i due capiscono di essere completamente diversi e saranno rivali per decenni. Per separarsi di Borromini, Bernini lo raccomanderà alla Sapienza. Lì ha l’incarico per la sua 1a opera rivelante: San Carlino alle quattro fontane, a Roma (1634). Qui realizzerà una cupola ovale cassettonata posata su un’aula con quattro esedre dal perimetro mistilineo. La cupola, illuminata da finestre poste sopra la cornice, appare lievitare se vista dal centro, sotto la lanterna.

La città vive in questi anni l’apice della cultura barocca. Si diffonde una nuova concezione dello spazio: l’architettura si fa dinamica e ricorre alla teatralità delle forme e a un uso suggestivo della luce. Borromini inizia a collaborare con l’architetto Carlo Maderno nel cantiere della basilica di San Pietro. Alla morte di Maderno diventa assistente del nuovo direttore dei lavori, lo scultore-architetto Gian Lorenzo Bernini, che affiancherà anche a Palazzo Barberini. Tra i due nasce una rivalità artistica e personale che andrà avanti per tutta la vita. Gli spazi di Borromini sono sempre dinamici e illusionistici come la scala elicoidale di Palazzo Barberini o l’ingresso in prospettiva accelerata della galleria di Palazzo Spada.



A 36 anni Borromini riceve il suo primo incarico come architetto autonomo: la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane. Gli spazi sono concepiti in un’alternanza di forme concave e convesse: le pareti si curvano, le colonne sporgono e arretrano, la cupola appare schiacciata dall’effetto prospettico dei quattro archi a cassettone. Tutto l’edificio segue una linea inquieta ed elaborata. Anche la facciata dell’Oratorio dei Filippini, costruita negli stessi anni, è giocata su una linea concava in un’alternanza di elementi sporgenti e rientranti. Nel 1642 Borromini inizia la costruzione della chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, una delle sue opere più rappresentative. Due triangoli invertiti e sovrapposti disegnano la pianta dell’edificio, gli incroci delle pareti vengono smussati e curve convesse e concave culminano con una lanterna a spirale.



Nel 1644 Innocenzo X diventa papa; Borromini entra nelle grazie del nuovo pontefice che lo preferisce a Bernini. Iniziano così le prime commissioni papali, tra cui il restauro della basilica di San Giovanni in Laterano. Borromini lavora rispettando l’impianto originario dell’edificio, ma frena l’andamento ritmico degli archi intervallandoli con pilastri. Il risultato è un effetto di insolita serenità stilistica e grande solennità. Tra i numerosi incarichi di questi anni c’è anche la progettazione della chiesa di Sant’Agnese in Agone a piazza Navona, dove la curvatura concava della facciata interrompe la linea retta della piazza. La sua ultima opera è la facciata di San Carlo alle Quattro Fontane. Quando nel 1655 Innocenzo X muore, Borromini perde il suo più illustre estimatore e la sua carriera s’interrompe. Colpito da una profonda crisi, Borromini si toglie la vita all’età di 68 anni trafiggendosi con una spada. È l’estate del 1667.